Ecco a cosa devono fare attenzione coloro che accudiscono un familiare non autosufficiente: è possibile reclamare un compenso?
All’interno di un nucleo familiare, è molto spesso probabile incontrare situazioni familiari in cui un figlio o un nipote si prendono cura dei genitori o di uno zio non più autosufficienti nei movimenti e nelle azioni quotidiane. Dunque, piuttosto che ricercare una figura esterna e estranea che faccia da badante a tempo pieno o part-time, la soluzione più opportuna potrebbe essere quella che sia proprio un familiare a prendersi cura delle necessità della persona più debole.
In queste situazioni, sarebbe comunque doveroso e importante fare una valutazione attenta e scrupolosa di tipo economico, al di là della parentela e del legame affettivo. Ad esempio, è legale che una persona, che si prende cura di un familiare non autosufficiente, possa richiedere e ricevere un compenso adeguato alla propria mansione? In questo caso, è possibile sostenere che si tratti di una diversa tipologia di rapporto di lavoro.
A questo proposito, la Corte di Cassazione con alcune sentenze ha più volte sostenuto in linea generale che: le prestazioni di lavoro compiute tra persone legate da vincoli di parentela o affinità si debbono intendere svolte a titolo gratuito. Dunque, in situazioni di questo tipo, il figlio che assiste l’anziano genitore malato non ha alcun diritto ad avere un compenso; anzi, è del tutto normale e consueto nelle relazioni umane, che un figlio o un nipote facciano da badante per puro spirito affettivo. Tuttavia, nelle sue sentenze, la Corte di Cassazione evidenziava com’è possibile ovviare questo presupposto di una prestazione di lavoro gratuita.
Ecco come provare il lavoro dipendente
Come sostenuto dalla Corte di Cassazione, per poter pretendere qualsiasi tipologia di compenso economico, il familiare-badante, che assiste l’anziano genitore, dovrebbe dimostrare la non gratuità della propria prestazione. Ma in che modo è possibile farlo? La prima delle modalità sarebbe quella di evidenziare che, nonostante il rapporto di parentela, ci sia stato un rapporto di subordinazione, il quale, dunque, comporta la presenza di un vero e proprio rapporto di lavoro e, quindi, anche di un riconoscimento economico e retribuito
È bene ricordare che non sempre è facile comprovare l’esistenza di una subordinazione. Gli elementi che dovranno essere dimostrati per sostenere la presenza di una subordinazione sono, per esempio: la presenza di un orario di lavoro puntuale da rispettare, lo svolgimento di compiti e direttive dettate dal familiare assistito e la promessa di una retribuzione periodica per il lavoro svolto. Qualora si documentassero questi fatti concreti, potrà essere constata l’effettiva presenta di un rapporto di lavoro, seppur in “nero”.