Cosa succede nel 2024 per chi deve andare in pensione? Le ultime novità su quanto previsto dalla prossima legge di Bilancio.
Che la riforma delle pensioni non verrà concretizzata nel 2024 è ormai cosa certa. Ciò non toglie che l’esecutivo guidato dal premier Giorgia Meloni stia lavorando da settimane ad una serie di misure che vadano ad agevolare il maggior numero di persone consentendo loro di accedere, prima del tempo, alla pensione. Come?
Anzitutto prorogando misure già in essere come Opzione Donna, l’APE sociale e Quota 103 che potrebbero essere riconfermate con i medesimi requisiti oppure con alcune variazioni migliorative per ampliare la platea dei beneficiari. Del resto queste misure sono tutte in scadenza in data 31 dicembre 2024 e non rinnovarle significherebbe escludere decine o addirittura centinaia di migliaia di persone dalla possibilità di accedere al trattamento pensionistico anticipato.
Ma c’è dell’altro. Queste misure richiedono infatti una serie di specifici requisiti per poterle sfruttare. Esiste anche un’altra possibilità che invece prescinde da esse e che resterà fruibile anche nel 2024 indipendentemente da quelle che saranno le proroghe e le novità messe in campo dal Governo. Stiamo parlando della pensione di vecchiaia anticipata per invalidità pensionabile.
Ma di cosa si tratta? Questa possibilità riguarda coloro che vengono riconosciuti disabili con una percentuale non inferiore all’80%: tali persone, se nate fino al 1968, hanno la possibilità di rientrare nel perimetro di questo percorso per ottenere la pensione con un’età vantaggiosa e con una carriera contributiva non particolarmente gravosa.
Infatti per quanto riguarda l’età bastano 56 anni per le donne e 61 per gli uomini. Importante è però sottolineare che non è sufficiente avere l’invalidità civile all’80% ma bisognerà ottenere anche quella riconosciuta dall’Inps per poter fruire di questa pensione.
Si parla infatti di validità specifica, ovvero che comporta la riduzione della capacità di svolgere la propria attività lavorativa. Guardando nello specifico alle mansioni svolte nel corso della propria carriera e non tanto alla generale riduzione della capacità lavorativa.
Detto ciò, saranno sufficienti 20 anni di contributi per rientrare in questa preziosa misura. Peraltro pur trattandosi di una forma di pensionamento anticipato, l’assegno mensile Inps non subirà le decurtazioni normalmente previste quando si sceglie uno degli strumenti per andare in pensione prima del tempo.
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